Post by paolo besserPost by Alpobempdell'editoria di settore ben nota. Cosa si voleva dimostrare, che una
piccola produzione di nicchia, per sopravvivere è costretta a sfruttare la
manodopera a basso costo? Bella scoperta!
No, calma, le considerazioni da fare sull'argomento sono tante e molto
più complesse di quanto tu la faccia facile dalla poltrona su cui sei
seduto. Qui si parla di un'intera categoria di professionisti che si è
fatta il culo per anni, partendo dai famosi 5000 lire a KB di testo, per
arrivare a guadagnare lordi DECENTI a pagina, con cui riuscire a
sopravvivere fino a fine mese e a pagarsi un affitto.
E ora arrivano i furbi che aprono il service, vanno dagli editori, fanno
proposte oscene come "ti faccio la rivista per 3200 euro al mese" (e da
quei soldi deve tirare fuori il budget per pagare grafico,
caporedattore, redazione e... beh... le tasse e ottenere un minimo di
profitto, se no il service fallisce). Una volta pagati gli
"indispensabili", chi è che non vede mai i soldi, secondo te? I
collaboratori che, fra le altre cose, di solito sono ragazzetti ben
disposti a farsi sfruttare.
Questa gente qua ha scoperto l'acqua calda: eliminando i costi si
guadagna. Eh, ma guarda un po'. Solo che a farci le spese sono davvero
tutti: i lettori in primis, perché pagano per oro ciò che varrebbe
piombo, i giornalisti del settore, perché si vedono rubare il lavoro
da... da... vabbè, e i ragazzotti sfruttati perché vengono depredati del
loro entusiasmo.
Post by AlpobempEvviva la stampa online (fino a quando non soppianterà del tutto quella
tradizionale, e allora tutto ritornerà come prima).
Nella stampa on line la situazione è anche peggiore. Considerando gli
zero introiti pubblicitari, che sono gli unici possibili, i budget a
disposizione di solito ammontano, in totale, a ciò che costerebbe un
aiuto-grafico in una redazione.
Se a te tutto questo sta bene e hai il cuore in pace, bene, altrimenti
faresti meglio a pensarci un po' su prima di battere le dita sulla
tastiera. Ma dalla prospettiva della poltrona, si sa, tutto sembra
sempre comodo e indolore.
Vabbé, ma mica puoi fare ogni volta così, che rispondi dopo dieci giorni,
uno rischia quasi di avere cambiato idea o di essere entrato nella fase
senile, nel frattempo.
Hai provato a piazzare un paio di schiaffi, ma ovviamente hai sbagliato mira
e misura, come fanno i chiacchieroni leghisti alla Castelli o Calderoli.
Prendiamo tutti atto, dalla tua risposta, che anche tu agli inizi hai
accettato di lavorare per un pugno di noccioline, senza tirare giù chissà
quali scandali (così come credo molti altri nei più svariati ambiti abbiano
fatto la gavetta o l'apprendistato) o, come preferisci dire tu, di fare il
ragazzetto ben disposto a farsi sfruttare. Il che però non mi pare che ti
abbia privato (purtroppo) del benché minimo entusiasmo nel tuo lavoro.
Allora, cos'è? Il fatto che "allora" fossero "altri tempi" ha impedito a noi
lettori di notare le recensioni fatte a cazzo di cane dove metà pezzo ed
oltre era perso in goliardate di cui non fregava niente a nessuno, un po'
per via del fatto che o il recensore non aveva finito il gioco o aveva
ricevuto il pezzo in assegnazione solo un'ora prima con la deadline del
giorno dopo? Era meno grave allora?
Mi dà sinceramente un po' di fastidio sentire questo genere di ragionamenti,
poi, dove si punta sempre il dito, ad esempio, verso il "fannullone" di
turno (va molto di moda oggi rivoltare la frittata), tanto per fare un
esempio, come se improvvisamente chi deve controllare non avesse
responsabilità e quindi colpe: questi poveri dirigenti che sono succubi di
impiegati assenteisti o che giocano tutto il giorno a campo fiorito...
Andando al punto e riattualizzando l'esempio nel nostro caso specifico:
l'editore, che dovrebbe essere lo stesso tuo, a cosa pensava? Li sganciava
lui i soldi, e cosa credeva, che li andassero a piantare nel campo dei
miracoli per farli moltiplicare?
Cosa si deve pensare? Che o è un ingenuo, o è in malafede.
Andiamo, via ...
Per quanto riguarda la situazione dell'editoria online, mi permetto di farti
notare che è a portata di dito e gratis; se foste un minimo dotati di
intelletto, due ragionamenti in croce li avrete pur fatti, voi dell'editoria
"tradizionale" (fatto poi salvo il fatto che l'industria dell'informazione
online sta dirigendosi verso un mondo di contenuti a pagamento, e ciò sta
diventando una realtà ormai anche in Italia).
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